L’ Italia è sempre più digitale. Lo dicono i numeri del mercato di riferimento, ancora in crescita dopo la ripresa e la buona salute già registrata negli anni scorsi, con una incremento nel 2017 del 2,3% ad oltre 6,8 miliardi di euro. Il trend positivo evidenziato delle rilevazioni di Anitec-Assinform (l’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende del settore digitale) è destinato a durare anche nei prossimi anni: +2,6% per il 2018, +2,8% per il 2019, +3,1% per il 2020. Gli anni bui sono dunque alle spalle, grazie al traino delle componenti più legate all’innovazione, ma solo la continuità delle politiche per la digitalizzazione già avviate (dall’l’inclusione digitale di Pmi e territori alla modernizzazione della Pa e lo sviluppo diffuso delle competenze) permetterà il recupero del forte gap digitale accumulato in passato.

 

“Arriva in Italia Amazon Business”

Arriva anche in Italia Amazon Business, la sezione del colosso dell’eCommerce dedicata solo alle imprese e alle partite Iva. La piattaforma è una vetrina di 250 milioni di prodotti tecnici per industria, commercio, terziario con l’obiettivo di attrarre venditori specializzati e facilitare i processi di acquisto per le aziende.

“Rappresenta un importante slancio per lo sviluppo dell’eCommerce dedicato alle imprese nel nostro Paese”, osserva Riccardo Mangiaracina, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b.

Secondo una ricerca dell’Osservatorio, il settore in Italia nel 2017 ha raggiunto un valore di 335 miliardi di euro, con un incremento dell’8% rispetto al 2016, ma un’incidenza ancora marginale pari ad appena il 15% dei 2.200 miliardi di euro di scambi complessivi tra le aziende.

GDPR 2018

A partire dal 25 maggio 2018 è direttamente applicabile in tutti gli Stati membri il Regolamento Ue 2016/679, noto come GDPR (General Data Protection Regulation) relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento e alla libera circolazione dei dati personali.

Il GDPR nasce da precise esigenze, come indicato dalla stessa Commissione Ue, di certezza giuridica, armonizzazione e maggiore semplicità delle norme riguardanti il trasferimento di dati personali dall’Ue verso altre parti del mondo. Si tratta poi di una risposta, necessarie e urgente, alle sfide poste dagli sviluppi tecnologici (a inizio ottobre il WP29 ha adottato tre fondamentali provvedimenti che avranno importanti ricadute su punti essenziali del GDPR proprio sul tema dell’innovazione tecnologica) e dai nuovi modelli di crescita economica, tenendo conto delle esigenze di tutela dei dati personali sempre più avvertite dai cittadini Ue.

I maggiori ritardi nello sviluppo digitale si concentrano in particolare sul fronte delle piccole imprese, dove molto resta da fare, e su quello dell’ammodernamento della Pa, in netto ritardo sia per lo sviluppo di SpID che per la messa a regime dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente. Il Piano Triennale per l’informatica nella Pa si è fatto attendere, e non dà ancora gli impulsi che si sono visti su altri fronti, come quelli riguardanti la Sanità, l’Istruzione e soprattutto l’Industria 4.0, che da sola nel 2017 ha generato un mercato in crescita del 19,3% a 2.184 milioni, ripartiti per il 56% in sistemi ICT (1219,2 milioni, +18,1%) e per il 44% in sistemi industriali (965 milioni, +20,7%), e che a parità di contesto promette di tenere la progressione almeno sino al 2020.

Fatturazione elettronica: il quadro 2018!

Tutto quello che devi sapere su fattura elettronica, verso la PA e B2B (tra privati).

La fattura elettronica è una fattura in formato digitale, introdotta con la legge finanziaria 2008, in cui l’Unione Europea (EU) invita gli Stati membri a prevedere un quadro normativo e tecnologico adeguato a gestire in maniera elettronica tutto il sistema di fatturazione e controllo fiscale.

Fattura elettronica, normativa e vantaggi

La genesi di questa evoluzione del “modo di fare” fattura è da individuare, a livello europeo, nell’adozione e recepimento della Direttiva 2014/55/UE del 16 aprile 2014 relativa alla fatturazione elettronica negli appalti pubblici. In questa Direttiva si può osservare come siano analoghi gli obiettivi che sono stati poi alla base della FatturaPA, e che possono essere riassunti in questi due punti:

  • generare risparmi derivanti da un incremento dell’efficienza dei controlli finalizzati al contrasto all’evasione e, conseguentemente, avere una migliore allocazione delle risorse disponibili per la gestione della spesa pubblica;
  • dematerializzazione i processi delle imprese, tale punto porta ad un generale incremento della competitività del sistema paese con benefici che sono decisamente superiori al semplice incremento efficienza degli adempimenti fiscali. Inoltre, anche in ottica di sviluppo del mercato digitale europeo, appare come un passaggio fondamentale per completare il processo di evoluzione verso il digitale da parte di tutte le imprese che troveranno nell’adesione al piano Industria 4.0 la concretizzazione della gestione digitale della produzione (di beni e servizi).

La maggior parte dei vantaggi economici non deriva da minori costi di stampa e spedizione ma dalla completa automazione e integrazione dei processi tra le parti che generano una riduzione e ottimizzazione dei costi (no data entry manuale, no errori registrazioni, no smarrimenti),  ridotto rischio falsi e duplicazioni (riconciliazione automatica dei dati e processi autorizzativi con controlli sui dati fattura più efficienti) e riduzione errori nei pagamenti e riduzione dei tempi medi di pagamento.

La fatturazione elettronica permette di inviare e ricevere fatture senza dover stampare sulla carta nessuna fattura, e quindi azzera completamente qualsiasi costo di stampa, eventuale spedizione, e poi i costi di marca da bollo e di uno spazio fisico in cui conservare le fatture cartacee. Insomma, una rivoluzione digitale che permette di inviare fatture in forma elettronica, e di compilarle e mandare a clienti, commercialisti e a tutti i diretti interessati in maniera semplice, virtualizzando tutto e senza necessità di ricorrere quindi alla carta.

Informaticamente ha lanciato ormai da anni soluzioni software che permettono in maniera molto semplice e intuitiva di gestire tutte le fatture in formato elettronico, agevolando quindi il compito di gestione della fatturazione aziendale, oltre che aiutare a contrastare l’evasione fiscale.

 

 

Industry 4.0

L’ Analisi

l paesaggio industriale europeo è stato colpito dalla grande crisi. Quello italiano è stato disarticolato. Tra il 2007 e il 2016 – secondo le ultime stime di Sergio De Nardis, direttore del settore analisi macroeconomica dell’Ufficio Parlamentare del Bilancio – il potenziale industriale dell’Italia si è ridotto del 19,5%, mentre quello tedesco è aumentato del 6,5 per cento. Anche se l’export ha sfondato il tetto dei 400 miliardi di euro, la produttività generale delle nostre imprese manifatturiere è tornata ai livelli ante 2008 e quella particolare di un preciso segmento dimensionale – tra i 10 e i 250 addetti – ha uno standard di eccellenza, ulteriormente accresciuto – negli anni della grande crisi – rispetto perfino alle aziende tedesche.

I calcoli comparati di Nomisma sulla perdita della produzione manifatturiera potenziale dei principali Paesi europei mostrano l’entità del trauma. Dall’inizio della crisi al 2014, il nostro tessuto produttivo si è ridotto del 17,7 per cento. Questa erosione è stata pari a tre volte quella sperimentata dall’intera area euro, la cui struttura produttiva è diminuita del 5,5 per cento. La Germania – con una eccezione motivata dalla maggiore consistenza tecnomanifatturiera e dalla profonda ristrutturazione avvenuta fra il 2002 e il 2005, dalla leadership sulle politiche economiche dell’Unione europea e dall’influenza sulle politiche monetarie della Bce – ha aumentato – sempre fra 2007 e 2014 – la sua dotazione strutturale del 7,7 per cento. Non è un caso che economie gerarchicamente integrate con la Germania come il Belgio, l’Austria e l’Olanda abbiano visto il loro potenziale manifatturiero aumentare, dall’inizio della grande crisi, rispettivamente del 16,3%, del 7,3% e del 3,2 per cento. Fuori dalla prima cerchia dell’ordine gerarchico industriale tedesco, all’Italia è dunque andata male. Alla Spagna è andata malissimo: fra 2007 e 2014 si è polverizzato quasi un quarto – il 24% – del suo potenziale manifatturiero. Meno duro l’impatto sulla Francia, che ha comunque perso il 10,9% del suo apparato industriale.

L’ipotesi Industry 4.0

Questa strategia di riqualificazione del capitalismo manifatturiero internazionale – basata nella versione tedesca su un nuovo concetto di fabbrica e nella declinazione americana su una nuova idea di rapporto fra la fabbrica e il mercato – dovrà trovare una specificità italiana, in un Paese come il nostro che è già stato protagonista dei grandi cambiamenti industriali negli anni Settanta (uomini sostituiti dalle macchine), negli anni Ottanta (macchine con macchine) e negli anni Novanta (automazione intensa e prima informatizzazione dei processi).Ogni ipotesi di impatto di breve o di lungo periodo deve confrontarsi con il principio di realtà, cioè il profilo concreto del paesaggio industriale italiano, messo peraltro sotto pressione dalla grande crisi. Per il Centro Studi Confindustria il percorso d’innovazione prevalente è «il risultato di un processo informale e spesso sporadico di apprendimento, quasi interamente legato al momento del rinnovamento del capitale fisso».

Finale di partita

La manifattura internazionale sta cambiando pelle. Gli imprenditori italiani, a questo punto, devono tornare a investire nelle loro aziende. Solo così la direzione strategica di Industry 4.0 conferirà davvero più coesione e compattezza a un tessuto produttivo ancora vivo, ma ridotto nelle dimensioni e nelle potenzialità.