SMART WORKING FASE DUE – Le prime indicazioni, indicano che al centro della strategia del “team” guidato da Vittorio Colao ci sarebbe l’idea di puntare sullo smart working, che diventerebbe il perno di questa fase successiva, rendendolo addirittura obbligatorio per alcune aziende.

Quasi sconosciuto fino a pochi mesi, sembra proprio che lo smart working diventerà “l’arma segreta” nella guerra ancora lunga contro il virus.  In assenza di un vaccino che non sarà disponibile a stretto giro –  l’obiettivo è limitare il numero di persone sul posto di lavoro, per evitare il possibile gli assembramenti visto che gli esperti hanno già avvisato sul fatto che ad un allentamento delle restrizioni corrisponderà inevitabilmente un aumento dei casi.

Proprio in quest’ottica, alle grandi aziende – quelle per capirci dove ogni giorno transita un numero cospicuo di dipendenti – potrebbe essere imposto l’obbligo di dotarsi, ovviamente quando possibile e nel rispetto delle mansioni di lavoro, dello smart working. Ancora da stabilire il numero massimo di dipendenti ammessi per sede che andrà di pari pari con la grandezza degli spazi.  Al di sotto della soglia che sarà stabilita, lo smart working resterebbe facoltativo con l’azienda chiamata a gestire l’organizzazione del lavoro, ovviamente nel rispetto della salute dei lavoratori, quindi garantendo distacco tra le postazioni e presenze “scaglionate”, anche spalmate su diversi giorni della settimana.

INFORMATICAMENTE riprendendo uno slogan di qualche anno fa ripropone i punti fondamentali analizzati allora e attualissimi oggi per rispondere alle problematiche create dalla situazione COVID-19.

Purtroppo ancora una volta questa tragica situazione socio-economica colpirà in modo di forte i settori delle Micro Imprese e delle PMI. Ci sarà la necessità, terminata la fase più grave di questa emergenza, di capire come riorganizzare le attività aziendali, come mettere in sicurezza la gestione aziendale per il futuro, quali strumenti poter adottare per cercare di superare le eventuali restrizioni o vincoli, ecc..

La nostra azienda sta elaborando soluzioni nuove per permettere proprio ai settori più critici, di poter adottare strumenti e soluzioni, flessibili ed economiche per la fase della ripartenza. Dal’ introduzione di portali web che aiutino le aziende a de localizzare rapidamente la commercializzazione dei loro prodotti, alle piattaforme multimediali per la gestione delle attività lavorative in modo assolutamente mobile e dinamico, sino all’ introduzione di nuovi sistemi gestionali orientati alla condivisione delle informazioni in tempo reale dentro e fuori dalle aziende.

COVID-19 #Resilienza Attiva

INFORMATICAMENTE nel rispetto delle vigenti normative, sta cercando di supportare tutti i clienti che stanno lavorando per gestire tutti i servizi necessari al nostro paese, con le sue strutture di assistenza remotizzata e di tele-assistenza a distanza.

Nell’ ambito delle iniziative che la nostra realtà informatica può contribuire a fornire come supporto all’ emergenze causate dalle necessarie restrizioni, ci siamo attivati per informare tramite i nostri portali internet della possibilità di attivare soluzioni di TELE LAVORO o STREAMING a distanza per tutte le aziende che ne abbiamo una necessità.

Per cercare di supportare nella maniera più solidale possibile le eventuali richieste da parte delle aziende, Informaticamente metterà a disposizione queste soluzioni GRATUITAMENTE SINO ALLA FINE DEL 2020.

Cos’è la fatturazione elettronica, obblighi e stato dell’arte

La fattura elettronica è una fattura in formato digitale, introdotta con la legge finanziaria 2008, in cui l’Unione Europea (EU) invita gli Stati membri a prevedere un quadro normativo e tecnologico adeguato a gestire in maniera elettronica tutto il sistema di fatturazione e controllo fiscale.

Fattura elettronica, normativa e vantaggi

La genesi di questa evoluzione del “modo di fare” fattura è da individuare, a livello europeo, nell’adozione e recepimento della Direttiva 2014/55/UE del 16 aprile 2014 relativa alla fatturazione elettronica negli appalti pubblici. In questa Direttiva si può osservare come siano analoghi gli obiettivi che sono stati poi alla base della FatturaPA, e che possono essere riassunti in questi due punti:

  • generare risparmi derivanti da un incremento dell’efficienza dei controlli finalizzati al contrasto all’evasione e, conseguentemente, avere una migliore allocazione delle risorse disponibili per la gestione della spesa pubblica;
  • dematerializzazione i processi delle imprese, tale punto porta ad un generale incremento della competitività del sistema paese con benefici che sono decisamente superiori al semplice incremento efficienza degli adempimenti fiscali. Inoltre, anche in ottica di sviluppo del mercato digitale europeo, appare come un passaggio fondamentale per completare il processo di evoluzione verso il digitale da parte di tutte le imprese che troveranno nell’adesione al piano Industria 4.0 la concretizzazione della gestione digitale della produzione (di beni e servizi).

La maggior parte dei vantaggi economici non deriva da minori costi di stampa e spedizione ma dalla completa automazione e integrazione dei processi tra le parti che generano una riduzione e ottimizzazione dei costi (no data entry manuale, no errori registrazioni, no smarrimenti),  ridotto rischio falsi e duplicazioni (riconciliazione automatica dei dati e processi autorizzativi con controlli sui dati fattura più efficienti) e riduzione errori nei pagamenti e riduzione dei tempi medi di pagamento.

La fatturazione elettronica permette di inviare e ricevere fatture senza dover stampare sulla carta nessuna fattura, e quindi azzera completamente qualsiasi costo di stampa, eventuale spedizione, e poi i costi di marca da bollo e di uno spazio fisico in cui conservare le fatture cartacee. Insomma, una rivoluzione digitale che permette di inviare fatture in forma elettronica, e di compilarle e mandare a clienti, commercialisti e a tutti i diretti interessati in maniera semplice, virtualizzando tutto e senza necessità di ricorrere quindi alla carta.

Esistono software che permettono in maniera molto semplice e intuitiva di gestire tutte le fatture in formato elettronico, agevolando quindi il compito di gestione della fatturazione aziendale, oltre che aiutare a contrastare l’evasione fiscale.

Fatturazione elettronica verso la PA (Pubblica Amministrazione)

Una fattura elettronica può essere emessa verso la PA (pubblica amministrazione) e in questo senso c’è l’obbligo previsto nella legge di bilancio 2018 che obbliga all’utilizzo della fatturazione elettronica tutti i soggetti IVA, con l’obiettivo principale di combattere in maniera efficace le frodi fiscali e l’evasione fiscale di qualsiasi soggetto. Il nuovo obbligo di fatturazione elettronica interessa infatti tutti i soggeti con partita IVA.

Obblighi di fatturazione elettronica per le pubbliche amministrazioni

La Direttiva introduce degli obblighi solo in capo alle pubbliche amministrazioni europee, rendendo obbligatoria la ricezione di fatture elettroniche se in conformità con lo standard e con una qualsiasi delle sintassi presenti nell’elenco ristretto predisposto dal CEN. La Direttiva prevedeva un certo numero di passaggi da attuare, ora tutti compiuti, prima della fase di recepimento da parte degli Stati membri dell’Unione Europea, e più precisamente:

  • Predisposizione di uno standard, Norma Europea (EN) da parte del CEN, di un elenco ristretto di sintassi, della relativa mappatura sintattica e altri documenti che sono stati formalizzati dalla Commissione in una richiesta di normazione. Le attività sono state assegnate al comitato CEN/TC 434 on electronic invoicing e sono state completate.
  • Verifica della effettiva utilizzabilità della Norma Europea, da parte della Commissione, in particolare rispetto ai criteri di praticità, facilità d’uso e possibili costi di attuazione. Questa attività ha portato alla pubblicazione della “Relazione della Commissione al Parlamento Europeo e al Consiglio sulla valutazione della norma europea sulla fatturazione elettronica”.
  • Pubblicazione, sulla Gazzetta ufficiale UE, del riferimento alla Norma Europea data dalla quale inizia a decorrere inizia il termine di 18 mesi entro i quali tutti i gli Stati membri devono recepire ed attuare tale Norma, pertanto il termine da cui sarà obbligatorio per tutte le Pubbliche Amministrazioni europee di ricevere ed elaborare fatture elettroniche che rispettino conformità ad una Norma Europea (standard) e ad una delle sintassi di un elenco ristretto. Sarà possibile una eventuale proroga di ulteriori 12 mesi solo per le Pubbliche Amministrazioni locali.

In Italia si è scelta la strada di adottare un formato proprietario nazionale, FatturaPA, in quanto era prioritario avere una adesione massiccia all’adempimento rapido, infatti obbligatorio per legge, al fine di ottenere subito una parte dei benefici possibili.

A mio giudizio tale scelta è stata premiante, infatti si può vedere che l’avvio della fattura elettronica tra privati, opzionale e non obbligatorio, è stato un insuccesso perché solo l’1% delle imprese vi ha aderito.

Fatturazione elettronica tra privati, come funziona

Inoltre dal primo Luglio 2016 è possibile scambiare fatture elettroniche tra privati. Il ministero dell’Economia e delle finanze prevede di estendere l’obbligo di fatturazione elettronica anche tra privati dal 1° gennaio 2019. Si discute tuttavia della fattibilità di tale operazione, o se sia necessario estendere il margine temporale. Le piccole partite Iva tuttavia cercano di sfuggire all’obbligo di fatturazione elettronica. Per il momento i possessori di partita IVA con regime dei minimi o con regime forfettario sono esenti dall’obbligo.

L’intento del governo di estendere l’obbligatorietà della fatturazione elettronica tra privati e b2b a partire dal 2019 sarà uno dei più importanti tentativi di lotta all’evasione fiscale.

Gli enti interessati alla fattura elettronica e alla conservazione sostitutiva devono sapere che i dati sono normati ad arte e che la trasmissione della fattura elettronica è molto più rapida di quella di carta, di modo che emettere fattura verso enti pubblici o privati diventa più semplice di prima, e comporta risparmio sui costi. Le manovre fiscali relativamente alla emissione telematica delle fatture elettroniche, regolate da una legge sul tema, fa sì che la normativa preveda degli obblighi di scambio della fattura, e che questa debba essere emessa in formato elettronico.

Di seguito tutti gli aggiornamenti sulla Fatturazione elettronica e su come il governo, le aziende e la pubblica amministrazione si stanno muovendo in questo senso.

Le scadenze della fattura elettronica b2b tra privati

Ma veniamo ora ad esaminare le novità riguardanti la fatturazione elettronica obbligatoria tra privati.

L’Italia ha chiesto alla Commissione Europea di poter introdurre nell’ordinamento nazionale l’obbligo di emettere fatture elettroniche anche nel settore privato, come già fatto con successo verso la Pubblica Amministrazione, in parziale deroga a quando contenuto nella Direttiva 2006/112/CE in materia di IVA.

Tale richiesta è stata motivata dalla volontà di:

  • incrementare capacità dell’Amministrazione Finanziaria di prevenire e contrastare l’evasione fiscale e, soprattutto, le frodi IVA, il cui gap è particolarmente elevato nel nostro paese;
  • aumentare la semplificazione fiscale;
  • ridurre il numero degli adempimenti fiscali, grazie ad una maggiore quantità di dati a disposizione del Amministrazione Finanziaria.

La normativa sulla fatturazione elettronica prevede l’avvio dei seguenti obblighi:

  • emissione della fattura elettronica obbligatoria dal 1 luglio 2018 per le cessioni di benzina o gasolio per motori e per le prestazioni rese da subappaltatori nel quadro di un contratto di appalti pubblici;
  • emissione della fattura elettronica obbligatoria dal settembre 2018 nei confronti dei soggetti extra-UE per quanto riguarda le fatture emesse in ambito tax free shopping (ai sensi dell’art.4-bis del Decreto Legge 22 ottobre 2016, n. 193);
  • emissione della fattura elettronica obbligatoria dal 1 gennaio 2019 per tutte le operazioni tra privati, persone fisiche e giuridiche.

Per effetto di quanto sopra indicato, vediamo ora di esaminare più in dettaglio le novità da un punto di vista della decorrenza degli obblighi:

Primo luglio 2018

Dal primo luglio 2018 l’obbligo di emissione della fattura elettronica e delle note di variazione ex art. 26 del D.P.R. n. 633/72, riguarda tutte le prestazioni aventi ad oggetto:

  • le cessioni di benzina o di gasolio destinati ad essere utilizzati come carburanti per motore;
  • le prestazioni rese da subappaltatori e subcontraenti della filiera delle imprese che partecipano ai contratti di appalto di lavori, servizi o forniture stipulati con un’amministrazione pubblica.

L’esigenza è quella di garantire la tracciabilità dei flussi finanziari e contrastare le frodi IVA che possono insinuarsi nelle varie fasi della filiera.

Si ricorda che la fattura elettronica è una normale fattura tra privati emessa, ricevuta, firmata e conservata in un qualunque formato elettronico in grado di assicurare l’autenticità dell’originale, l’integrità del contenuto e la leggibilità della fattura dal momento della sua emissione fino al termine del suo periodo di conservazione pari a 10 anni.

Primo settembre 2018

L’obbligo della fatturazione elettronica in ambito tax free shopping è stato introdotto dall’art. 4-bis del Decreto n. 193/16 pertanto il nuovo obbligo riguarda la fatturazione elettronica per le cessioni di beni di importo superiore alla soglia di 155 euro, IVA inclusa, risultanti da un’unica fattura presso uno stesso punto vendita.

Infatti l’art. 38-quater del D.P.R. n. 633/72 dispone che “Le cessioni a soggetti domiciliati o residenti fuori dalla Comunità europea di beni per un complessivo importo, comprensivo dell’imposta sul valore aggiunto, superiore a 154,94 euro destinati all’uso personale o familiare, da trasportarsi nei bagagli personali fuori del territorio doganale della Comunità medesima, possono essere effettuate senza pagamento dell’imposta.”

Si tratta di un’importante misura di stimolo del commercio internazionale, volta ad attirare consumatori e favorire il turismo, in quanto il tax free shopping è un’agevolazione riservata ai residenti al di fuori della Comunità Europea che consente loro, di richiedere a rimborso l’IVA pagata sugli acquisti effettuati in Italia.

Si ricorda che per l’agevolazione prevista con il tax free shopping, è necessario che per l’acquisto in Italia:

  • il bene sia acquistato da un privato cittadino;
  • l’acquisto riguardi beni, e non di servizi, di importo superiore a 154,94 € IVA inclusa;
  • il bene sia destinato al consumo personale o familiare;
  • il bene trasportato nei bagagli personali al di fuori della Comunità Europea entro 3 mesi dall’acquisto;
  • venga emessa regolare fattura.

Primo gennaio 2019

Con l’approvazione al Senato del Disegno di legge “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020” l’emissione della fattura elettronica da opzione diverrà obbligatoria per le operazioni effettuate nei confronti di altri privati titolari di partita IVA, a condizione che le cessioni di beni e le prestazioni di servizi siano poste in essere tra soggetti residenti o stabiliti nel territorio dello Stato.

La fatturazione elettronica consiste nell’utilizzare gli standard previsti per la FatturaPA per tutte le operazioni intercorrenti tra i titolari di partita IVA e la Pubblica Amministrazione, ed ora anche per la formazione (XML), trasmissione e ricezione, tramite il Sistema di Interscambio, della fattura elettronica tra privati e la successiva conservazione digitale per dieci anni.

In caso di inosservanza dell’obbligo di fatturazione elettronica tra gli operatori privati va ricordato che l’eventuale emissione della fattura in formato cartaceo è da ritenersi inesistente e il documento come non emesso.

Dall’obbligo di emissione della fattura in formato elettronico sono esonerati solo i soggetti di minori dimensioni che si avvalgono del cosiddetto “regime di vantaggio” previsto dall’art. 27 comma 3 del Decreto Legge n. 98/11 o del “regime forfettario” previsto dalla Legge n. 190/14.

Con riferimento alle predette scadenze di decorrenza dell’obbligo di emissione della fattura elettronica si ricorda che, in caso di inosservanza dell’obbligo trovano applicazione le previste dall’articolo 6 del Decreto Legislativo n. 417/97 che dispongono una sanzione amministrativa compresa tra il novanta e il centottanta per cento dell’imposta relativa all’imponibile non correttamente documentato o registrato nel corso dell’esercizio.

Cosa è la fattura elettronica europea e il futuro

Che evoluzione ci attende con l’approvazione del nuovo formato di fattura elettronica europea?

Come sopra è stato ricordato, l’avvio del progetto FatturaPA è stato efficace ed innovativo, ma non avrà futuro perché pensato solo per una interazione con le Pubbliche Amministrazioni nazionali. Quindi il formato FatturaPA è destinato a un lento ma inesorabile declino  e potrà sopravvivere, per un medio periodo, solo in ambito di rapporti tra operatore economico e Pubblica Amministrazione nazionali.

Con la Direttiva 2014/55/UE del 16 aprile 2014, e l’approvazione e pubblicazione della Norma Europea che ha definito gli standard, si riconosce che i formati in uso sono molteplici. Su questa base infatti il CEN è stato incaricato di definire un modello di dati semantico degli elementi essenziali della fattura, detta anche “core invoice”, e definire di una lista limitata di sintassi, per ognuno dei quali deve essere fornita anche la corrispondenza sintattica con il modello (la core invoice) che tutte le PA europee dovranno accettare.

In conseguenza di questo in ambito nazionale il Sistema di Interscambio ha iniziato ad evolversi vero un adattamento a quanto previsto dalla predetta Direttiva. È auspicabile che anche il formato italiano venga progressivamente allineato in termini di contenuto al modello europeo, in modo da garantire un passaggio graduale ai formati standard internazionali, ed aprendo così la strada ad un’evoluzione che è già segnata e porterà benefici sostanziali sia sul lato pubblico che su quello privato.

Recentemente, il 30 di settembre 2017, è terminata la consultazione pubblica promossa dall’Agenzia per l’Italia Digitale del CIUS-IT per la Core Invoice Usage Specification per l’Italia (CIUS-IT) la cui definizione è uno dei principali obiettivi del progetto eIGOR, eIGOR (eInvoicing GO Regional), progetto nazionale finanziato dalla Commissione Europea per abilitare il sistema di fatturazione elettronica nazionale allo scambio di fatture conformi allo standard comune europeo.

Quindi la fatturazione elettronica tra privati in ambito nazionale, auspicabilmente dal 1 gennaio 2019, si allineerà ai formati previsti dalla Norma Europea e dalla Direttiva 2014/55/UE che in ogni caso dall’aprile 2019 diventerà obbligatoria per tutte le Pubbliche Amministrazioni europee.

Qualsiasi azienda attiva sul mercato, indipendentemente dal settore, dalla tipologia di azienda e dalle dimensioni, ha la necessità di dotarsi di un sistema di archiviazione dati sicuro e robusto. I dati sono oggi, a tutti gli effetti, un patrimonio aziendale e come tale devono essere salvaguardati. Soprattutto, in un’ottica di tutela, privacy e concorrenza, i dati aziendali sono un elemento sensibile e possono finire nelle mani di pirati informatici.

Diversi sono i sistemi per comprimere e criptare i dati, così come diversi sono i sistemi di archiviazione dei dati e i supporti sui quali è possibile conservarli. Vediamo in dettaglio alcune tra le variabili da tenere in considerazione quando l’azienda deve decidere dove e come archiviare i propri dati.

Archiviare i dati aziendali, quali sono i sistemi e i supporti idonei?

Sistemi Storage
I sistemi di storage sono, semplicemente, dei sistemi che si occupano di memorizzare dati. Esistono tipologie diverse di storage. Ad esempio, possiamo avere un piccolo server in una rete aziendale, collegato a 10-20 computer in ufficio, e dotato di alcuni hard disk, oppure armadi SAN (Storage Area Network) che contengono centinaia di hard disk. Un altro metodo per conservare i dati aziendali è utilizzare tecnologie cloud che distribuiscono i dati usando datacenter in tutto il mondo.

Supporti per l’archiviazione

I supporti standard attuali sono hard disk (HDD – archiviazione magnetica su dischi di metallo che girano ad alta velocità) e solid state (SSD – stesso tipo di memoria flash usate nei cellulari). Gli HDD sono più economici, gli SSD sono più veloci.

Comprimere e criptare i dati per l’archiviazione

I dati devono essere cifrati se sono dati sensibili che vengono memorizzati su sistemi esterni all’azienda (cloud) o anche su sistemi interni, ma rappresentano dati delicati. Bisogna però avere una corretta gestione delle chiavi di cifratura: parecchi dei furti di dati avvenuti in tempi recenti ha coinvolto dati cifrati in cui le chiavi non erano protette adeguatamente.

Differenze fra backup e archiviazione dati

Il backup è una copia dei dati (e spesso anche delle applicazioni) presenti sul computer, si fa a scopo di sicurezza per evitare la perdita di dati. Con archiviazione dati intendiamo invece la creazione di un sistema di dati aziendali, ai quali tutti gli utenti, nel rispetto delle policy aziendali, possono accedere.

Con l’avvento dei Big Data, occorre ampliare e considerare l’archiviazione di grandi volumi di dati. Infatti i big data ci costringono a progettare, gestire e mantenere sistemi di archiviazione dati capaci di gestire e processare volumi sempre maggiori.

Archiviare i dati aziendali, meglio in Cloud?

Nel caso dell’archiviazione dei dati con sistemi di Cloud occorre tenere in considerazione variabili diverse, cruciali per l’azienda. Di solito i costi per un sistema di archiviazione in cloud sono più bassi rispetto a quelli necessari per mettere in piedi e mantenere un proprio sistema di archiviazione dati. Ma non si possono valutare solo i costi senza tenere in conto le politiche aziendali: non tutti sono favorevoli a dare in outsourcing la gestione dei dati aziendali. Per questo, al fine di trovare il miglior equilibrio tra costi e politiche aziendali, spesso si ricorre a soluzioni ibride in cui una parte dei dati è sul cloud, mentre una parte, “critica”, rimane in azienda. Quando l’azienda si appresta a scegliere sulla base di politiche aziendali o su valutazione costi, occorre sempre ricordare che non sempre i sistemi aziendali sono più sicuri del cloud, perché possono essere vulnerabili e facilmente attaccabili.

Sistemi di archiviazione e ricercabilità dei dati: valutazioni e schemi

Una volta scelto il supporto ed il metodo di archiviazione, il processo non è ancora completo! È durante la fase di archiviazione che occorre prevedere anche un sistema di ricercabilità dei dati, ovvero un metodo di archiviazione che permetta di ricercare e trovare i dati archiviati anche a chi verrà dopo, anche a chi non ha ideato il sistema. Un esempio chiaro per spiegare i criteri di ricercabilità – quindi di archiviazione che precede – dei dati è quello degli elenchi del telefono. Il vecchio elenco del telefono riportava per ogni abbonato, in ordine alfabetico, il numero telefonico. Chi ha interagito con un elenco del telefono capisce che con un elenco è facile trovare il numero di un abbonato, dato il suo nome, ma se la domanda fosse stata “Ho trovato una chiamata persa sul mio cellulare, come faccio ad associarlo ad un nome?”, l’elenco non sarebbe stato poi così utile! Sarebbe servito un altro tipo di elenco, con le stesse informazioni (associazione nome-numero), ma ordinato per numero di telefono e non per nome.

La ricercabilità dei dati dipende fortemente dal tipo di dati e dalle informazioni che si vogliono ottenere. Spesso abbiamo sistemi ottimizzati per alcuni tipi di ricerche che poi vanno lentissimi non appena cambiamo il tipo di ricerche che vogliamo fare. È quindi fondamentale prevedere a monte gli utilizzi e le ricerche che si potrebbero associare al volume dei dati prima di passare all’archiviazione degli stessi.

Le innovazioni tecnologiche nelle aziende

La tecnologia è di grande aiuto allo sviluppo del business aziendale. Un approccio disruptive alla innovazione tecnologica è necessario se si vuole velocizzare i processi aziendali integrando le informazioni e le piattaforme che li gestiscono. L’innovazione tecnologica coinvolge anche il marketing ed è parte della digital transformation di un’azienda.

Perché è necessario un approccio disruptive alle nuove tecnologie

Tutti noi utilizziamo ogni giorno tecnologie che sono state introdotte come elementi di disruptive innovation rispetto a quelle precedenti: pensiamo a WhatsApp, che ha rivoluzionato anche il modo di lavorare tra colleghi o ai tool di videoconferenza, come Skype e Google Hangouts, con i quali sono state sostituite molte riunioni in presenza. Le implicazioni per le aziende e i loro manager sono di rilievo, perché una video call è in genere più breve ed efficiente di una riunione tradizionale e permette di ottimizzare il tempo dei partecipanti, riducendo gli spostamenti e i costi conseguenti.

Le aziende stentano ad adottare tecnologie troppo innovative

Nelle aziende un approccio disruptive, tipico delle start up, non è sempre vissuto come una opportunità. Lo confermano alcuni rapporti che sono univoci nel rilevare come i manager che hanno raggiunto risultati di business consolidati mostrino in genere un approccio meramente incrementale all’innovazione tecnologica. Essi ritengono che, una volta che il prodotto è ben definito e ha raggiunto una soddisfacente penetrazione del mercato, l’adozione di nuove tecnologie sia ormai finalizzato all’innovazione di processo, che efficienta il lavoro e riduce i costi.

Perché le aziende sono spesso poco attratte dall’innovazione tecnologica? Si può intuire che i cambiamenti più disruptive vengano considerati rischiosi, perché presentano elementi di incertezza rispetto alla situazione esistente. Altro motivo può essere legato a strategie che fanno riferimento al mercato attuale e alle modalità di acquisto, che appaiono generare risultati soddisfacenti. In molti casi è evidente la difficoltà di interpretare i bisogni reali dei clienti per elaborare strategie di business attraverso un processo di digital transformation. Se il focus dell’azienda è ancora centrato sul prodotto e sul fatturato e non sul cliente e sulle sue necessità – in sostanza focalizzato sulla offerta attuale anziché sulla domanda – non si tenta di costruire il prodotto disegnandolo sulle esigenze del cliente. In sostanza non si innova, se non nella produzione e nella logistica, per ridurre i costi operativi.

I trend tecnologici più disruptive dei prossimi anni

È quindi importante analizzare le nuove tendenze offerte dalla tecnologia, per verificare la possibilità di integrarle nella strategia di business o in quella di marketing. Ecco le più rilevanti:

 Analisi dei dati e AI

L’Intelligenza Artificiale, o AI, sarà sempre più presente nei software ERP e CRM. Il trend mostra che i software gestionali evoluti e quelli di gestione dei clienti e marketing automation si stanno orientando verso l’implementazione di questi elementi. Intelligenza artificiale e Machine Learning, utilizzati soprattutto per automatizzare i processi di data analysis ed elaborazione dei dati, guideranno le piattaforme gestionali e le applicazioni per dispositivi mobili. I dati continuano ad acquisire un forte valore, perché una strategia di  business e di marketing si rivela molto più efficace se guidata da elementi certi e misurabili. La loro analisi richiede forte competenza specifica, quindi la automazione di queste operazioni è sempre più funzionale al successo dell’azienda. La tendenza mostra in modo evidente lo sviluppo di strumenti di Predictive Analysis, nei quali software guidati dall’Intelligenza Artificiale elaborano una enorme quantità di dati per fornire rapporti predittivi sulle nuove tendenze e sui consumi futuri, interpretando la domanda degli utenti e i loro bisogni riguardo a prodotti e servizi.

 Internet of Things

Attualmente l’IoT è utilizzato per connettere oggetti a piattaforme di raccolta o trasmissione di dati, di carattere ancora elementare. La tendenza all’introduzione di questa tecnologia è sempre più interessante anche per le aziende, perché semplifica l’interazione uomo/macchina. Ne beneficeranno, ad esempio, il settore della logistica perché i sensori consentono di fornire agli strumenti, come carrelli, scaffali, magazzini e merci, una vita autonoma, almeno in parte. I macchinari, i locali, la filiera che prevede l’’immagazzinamento, l’imballaggio, la spedizione e la consegna, sarà gestita da macchine intelligenti, in grado di collaborare tra loro per ottimizzare i processi. Le fabbriche del futuro, legate al concetto di Industria 4.0, potranno così avvalersi di robotica automatizzata. Anche nella home automation l’IoT sta entrando prepotentemente, per ora intervenendo su termostati ambientali, gestione dell’illuminazione e dell’antifurto ma le prospettive sono davvero senza limiti e riguarderanno la dispensa, il giardino e tutte le automazioni, fino a strumenti che apprendono i comportamenti degli abitanti e prevengono le loro necessità. Anche gli assistenti virtuali, proposti già dai sistemi operativi per desktop e mobile, saranno sempre più presenti nella vita delle persone. Introdotti nelle abitazioni grazie a Siri, Cortana, Google Assistant e Alexa, queste interfacce per la conversazione – una delle quali realizzata non a caso da Amazon – consentiranno di ordinare la spesa e fare acquisti online. In casa si hanno spesso le mani occupate e già oggi è possibile ascoltare notizie, richiedere informazioni sul meteo, su orari e molto altro attraverso semplici comandi vocali.

 

Italia è sempre più digitale. Lo dicono i numeri del mercato di riferimento, ancora in crescita dopo la ripresa e la buona salute già registrata negli anni scorsi, con una incremento nel 2017 del 2,3% ad oltre 6,8 miliardi di euro. Il trend positivo evidenziato delle rilevazioni di Anitec-Assinform (l’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende del settore digitale) è destinato a durare anche nei prossimi anni: +2,6% per il 2018, +2,8% per il 2019, +3,1% per il 2020. Gli anni bui sono dunque alle spalle, grazie al traino delle componenti più legate all’innovazione, ma solo la continuità delle politiche per la digitalizzazione già avviate (dall’l’inclusione digitale di Pmi e territori alla modernizzazione della Pa e lo sviluppo diffuso delle competenze) permetterà il recupero del forte gap digitale accumulato in passato.

Siti internet più efficaci, presenza sui social media, gestione delle relazioni con i clienti e trasposizione di archivi e software in ambienti cloud. Sono questi gli strumenti e servizi digitali ai quali le imprese di piccole o medie dimensioni e gli studi professionali guardano con maggiore interesse. Nella maggior parte dei casi (il 50 e 51% rispettivamente), c’è la convinzione che gli investimenti sulla digitalizzazione nel prossimo futuro siano destinati a crescere, di circa un terzo.

Il rapporto tra piccole imprese, studi professionali e mondo digitale è stato oggetto di una indagine Nielsen, presentata in occasione della Digital Week di Milano. Un lavoro che mette in evidenza come ci siano diffuse richieste di innovazione tra le aziende, anche di dimensioni più piccole, e che in fondo gli ostacoli a compiere un passo deciso nel mondo della digitalizzazione siano più di carattere burocratico e culturale che di tipo economico